di Tiziana Ciavardini
Nasce in questo mese di marzo 2021 per “Imbavagliati” una nuova rubrica sull’informazione “Figli di un’informazione minore” che tratterà svariati argomenti che comprendono il mondo della comunicazione del linguaggio ma anche la disinformazione, dell’odio in rete e delle fake news. Come sappiamo la comunicazione caratterizza fortemente la nostra quotidianità, il ritmo delle nostre vite, la nostra conoscenza del mondo, azzerando tempi e distanze. Un processo continuo, progressivo che, soprattutto oggi, vede i destinatari del messaggio mediatico assurgere ad un nuovo ruolo più consapevole e attivo: quello dei prosumer, attori mediali che personalizzano l’informazione che ricevono e creano contenuti mediatici propri attraverso aggregatori di contenuti (Youtube, Blip, Brightcove) e social network (Facebook, Twitter, ecc.).
Ma in senso generale la comunicazione e con essa l’informazione, sia giornalistica, sia televisiva, rappresentano un grande potere che porta con sé un altrettanto grande responsabilità. Tale responsabilità è nelle mani degli operatori, siano essi giornalisti, broadcaster o opinion leader, i quali, veicolando un messaggio verso un pubblico di fruitori più o meno vasto, hanno il dovere della completezza, dell’obiettività e dell’imparzialità; anche quando il messaggio stesso è contestualizzato dall’opinione legittima di chi comunica. Elementi, questi, che purtroppo spesso vengono disattesi secondo varie modalità e obbedendo a logiche diverse, lontane dal semplice informare.
L’antitesi della comunicazione intesa in senso stretto è la disinformazione. La parola disinformazione indica in realtà la diffusione intenzionale di notizie o informazioni inesatte o distorte allo scopo di influenzare le azioni e le scelte di qualcuno. Sono estremamente numerose le tecniche di argomentazione sulle quali si può operare una sintesi classificandole in base all’oggetto cui le argomentazioni si riferiscono:: argomentazioni mirate a screditare o erodere la credibilità di un soggetto al fine di indebolirne le tesi; argomentazioni centrate sul contesto che affermano relazioni tra eventi sulla scorta di generalizzazioni e correlazioni di fatti basate su analogie ma senza una reale prova; argomentazioni basate sull’approvazione sociale e mirate ad enfatizzare stereotipi, convinzioni diffuse, abitudini per affermare la verità di alcune tesi; argomentazioni che tendono a validare una tesi sul riferimento a principi di autorità o a miti fondativi come la virtù della povertà, la ragione del potere, l’efficacia di una tesi perché basata sul nuovo o sul vecchio a seconda le circostanze; argomentazioni mirate ad alterare la costruzione della tesi attraverso la manipolazione e inversione di premesse e conclusioni, nell’introdurre o togliere elementi rilevanti a validare la tesi, etc.
Nella disinformazione chi scrive è consapevole di manipolare la realtà e ottiene un vantaggio da questa attività. Può trattarsi di un vantaggio economico, politico o morale. Gli elementi principali della disinformazione sono i seguenti: Il messaggio trasmette un’informazione falsa Il destinatario considera vero il messaggio Il mittente ottiene un beneficio / vantaggio.
Comunicazione disinformazione e tanto altro saranno al centro del nostro interesse in questa nuova rubrica dedicata non solo ai giornalisti ai navigator e influencer ma a tutta la società contemporanea che abbia voglia e interesse nel conoscere lo stato di salute della nostra informazione a livello nazionale ed internazionale.