«Scrivete ciò che sentite, non ciò che poi immaginate e interpretate. Purtroppo succede spesso: basta una virgola o uno spostamento di virgola e il senso cambia. Perché fai sempre questi film? Mi chiedono i miei figli. Fai qualcosa da ridere, facci divertire ogni tanto, mi sfottono un po’. Nella presa in giro c’è qualcosa che fino a qualche tempo fa mi sfuggiva ma che oggi ho capito: riproporre la normalità attraverso uomini che in qualche modo somiglino tutti a mio padre. Lui era un uomo normale, per niente eroico, era un appuntato della guardia di finanza. E c’era sempre una divisa, un pezzo di Stato dentro quell’armadio, un qualcosa che lui non ha mai ostentato. Piuttosto è stato lui a insegnarmi che bisogna essere normali, così sono diventato un cittadino che si preoccupa delle tematiche, che sta attento a ciò che accade intorno a sé, alla mia vita, alla mia famiglia, ai miei figli e alla gente comune. Sono onorato di essere qui a ricordare Giancarlo Siani». Attraverso il suo lavoro di interprete, sceneggiatore e produttore, ha dato un volto e un’anima a storie dimenticate di grande coraggio: è stato Giuseppe Fiorello, nella giornata in cui ricorre il 33esimo anniversario dell’assassinio di Giancarlo Siani, il testimonial d’eccezione della quarta edizione di “Imbavagliati”, il Festival Internazionale di Giornalismo Civile che dal 2015 dà voce a quei giornalisti perseguitati. Di fronte alla Mehari, la macchina dove fu trovato giustiziato dalla camorra il giovane cronista del «Mattino», simbolo della manifestazione contro i bavagli, l’attore ha partecipato in un affollatissimo incontro al convegno: “Mai più soli!” (In che modo è cambiata, negli ultimi 10 anni, la narrazione audiovisiva dei fenomeni criminali), in collaborazione con la Fondazione Polis. L’incontro ha voluto sottolineare di quanto si sia evoluto, rispetto al passato, il concetto di legalità. Le fiction raffiguravano spesso i criminali come persone che si godevano la vita, quasi figure “mitiche”, modelli vincenti da imitare; mentre i magistrati, gli investigatori, le vittime, erano descritti come personaggi cupi, sempre sulla difensiva. Oggi, invece le “vittime”, gli eroi, i difensori della legalità trionfano anche negli ascolti, dimostrando che organizzazioni, come la Fondazione Polis, hanno contribuito a questa rivoluzione copernicana. Con lui Francesco Nardella vice direttore di Rai Fiction; il deputato e pediatra napoletano Paolo Siani, fratello di Giancarlo Siani, già presidente della Fondazione Polis; Don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis; Luigi de Magistris, sindaco di Napoli.