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Ali Anouzla e Nicola Quatrano: diritti negati ed immigrazione

Il Marocco è uno Stato dell’Africa del nord, dove il Potere è concentrato nelle mani della famiglia reale. Ci sono molti organi di stampa, ma la loro linea editoriale è sempre orientata a favore del re. Inoltre non esiste alcuna televisione privata in senso stretto. Tutte quelle esistenti sono definite “pubbliche” ma in realtà operano al servizio del regime.

Un abbozzo di stampa indipendente nasce in Marocco negli anni ’90, poco prima della morte del padre dell’attuale re. Poi nel 2003 ci furono alcuni attacchi terroristici a Casablanca e, a causa di questi avvenimenti, il regime colse l’occasione per limitare la stampa libera.

A seguito della Primavera Araba, in Marocco si tennero molte manifestazioni. La gente comune scese in strada per chiedere libertà, dignità e uguaglianza sociale. A seguito di questi eventi, la Costituzione venne rimaneggiata. Al potere salì il Partito Islamista (che ancora lo detiene).

Lo stato marocchino limita la libertà di espressione in modo molto intelligente. Adotta metodi subdoli, ricorre all’intimidazione, diffama gli oppositori. Avvengono arresti sommari giustificati da illegali intercettazioni telefoniche o da dossier fasulli.

Ali Anouzla esercita il mestiere di giornalista da 25 anni ed è sempre stato un indipendente. Ha creato una rivista e un giornale che ha poi dovuto chiudere per mancanza di fondi. E questo è un altro dei metodi usati dal regime marocchino per soffocare i media non allineati al sistema.

“Fare il giornalista in Marocco significa destreggiarsi tra alcune linee invisibili da non travalicare. In particolare ci sono argomenti tabù come la monarchia, la questione del Sahara, la religione.”

Nel 2010 Ali ha creato il sito internet Lakome (“A voi”, in arabo) fondato sul giornalismo di inchiesta. Due anni dopo è stato arrestato con l’accusa di apologia e sostegno al terrorismo per aver pubblicato su quel sito il link di un video di Al Quaeda del Magrheb dove si lanciavano minacce contro il Marocco.

Il giudice Nicola Quatrano specifica che si trattava di un riferimento ad un video originariamente postato dal quotidiano spagnolo El País, perciò il link pubblicato da Alì era una notizia riportata.

Quatrano racconta che Anouzla aveva messo in discussione l’autenticità di un comunicato stampa della casa reale riguardante la salute del sovrano. Si diceva che il sovrano avesse una banale influenza, invece i dossier e le informazioni raccolte dal giornalista facevano pensare a problemi derivanti da un abuso di cortisone, dovuto a problemi di salute ben più gravi. Si trattava di una notizia importante, dal momento che il sovrano garantisce la continuità della dinastia e dello Stato.

A seguito di questo episodio gli inquirenti hanno interrogato Ali per tre giorni di seguito e l’hanno condannato a un anno di prigione (pena per fortuna sospesa).

Inoltre Ali ha scoperto che il re gode di un appannaggio superiore a quello del presidente degli Stati Uniti e ha fatto scoppiare uno scandalo riguardante appalti vinti sempre dalle stesse aziende, guarda caso, legate alla cerchia del re.

Moussa Ba Ditto Gelongal Bah ha invece focalizzato il proprio intervento sul fenomeno dell’immigrazione in Africa.

In Mauritania c’è la guerra civile, nonostante l’indipendenza ottenuta nel 1960. Egli specifica che ci sono migranti che lasciano il proprio paese a causa delle guerre civili, altri sfuggono a regimi nei quali esiste ancora la schiavitù, altri vanno via causa della povertà.

L’incontro è stato accolto con grande entusiasmo soprattutto dalla scolaresca che vi ha partecipato. Gli alunni hanno interagito con gli ospiti, ponendo domande piuttosto complesse sulle vicende del popolo Saharawi e sulla storia di Ali Anouzla, che si è mostrato molto disponibile, nonostante alcune domande riguardassero la sua vita privata.

ph. Stefano Renna

Video a cura di Rossella Grasso

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