“Tutti additano Putin come il solo e unico responsabile delle guerre in corso nel territorio russo e ucraino, ma così non è. Anche la posizione degli Stati Uniti è stata decisiva. Da tempo gli Usa cercano di influenzare gli avvenimenti politici ai confini della Russia. L’Europa si è schierata a favore dell’Ucraina poiché il governo centrale, almeno sulla carta, ha assunto una posizione filo europeista e inneggia alla democrazia. In realtà è in corso un’ucrainizzazione dei territori circostanti, soprattutto nella zona del Donbass. Qui ci sono circa 50 centri abitati da persone provenienti da 138 nazionalità differenti, di cui il 90% sono greci. E quest’area non fa parte delle repubbliche autonome”.
Andrei Babinsky vive da anni nel Donbass. A Imbavagliati, il giornalista spiega che persone comuni stanno combattendo contro il regime ucraino per salvaguardare le proprie tradizioni, la lingua, le radici.
In questa zona è un corso una vera e propria catastrofe umanitaria. Il governo ucraino dal gennaio 2015 non paga le pensioni e ha interrotto tutti i servizi sociali basilari. A quanto pare, quseto avviene perché esiste una zona “giusta” e una “sbagliata” in cui vivere, secondo i canoni del governo centrale. Gli abitanti del Donbass pare si trovino “nella zona sbagliata”, perciò molti si spostano nei territori ucraini (quelli giusti) cambiando residenza e sperando di vivere in maniera più dignitosa. Prima di ricevere la piccola somma di denaro promessa dal governo in caso di trasferimento, devono attendere parecchi mesi affinché venga effettuato il controllo della loro situazione. Se risultano idonei, ricevono quei pochi spiccioli a loro destinati.
E i giornalisti, come vengono trattati dal Regime?
Oxana Chelysheva racconta di reporter uccisi o arrestati perché cercavano di raccontare la verità su quanto accade in Ucraina.
Nel maggio 2014 due reporter, uno russo e l’altro italiano, amichevolmente chiamati “i due Andrea” dalla gente del posto poiché portavano lo stesso nome, sono caduti durante un conflitto a fuoco dove erano impegnate le forze militari ucraine. “I due Andrea” cercavano di capire chi aveva iniziato a sparare per primo nella città di Slavianzki e avevano scoperto che era stato l’esercito ucraino al solo scopo di provocare vittime civili.
Elena Glishchinskaya, giornalista di Odessa, ha scritto che la federalizzazione dell’Ucraina poteva essere un modo per risolvere il conflitto. Purtroppo lei è stata arrestata mentre era incinta e utilizzata per uno scambio di prigionieri. Invitata al Festival doveva essere a Napoli, ma non ha potuto partire poiché sul suo passaporto non c’è nessun timbro a testimonianza del fatto che, durante lo scambio, lei ha oltrepassato il confine ucraino per arrivare a Mosca ( eppure ci è arrivata con tanto di volo presidenziale). Di conseguenza risulta ancora perseguibile dal governo ucraino.
Un altro giornalista è stato accusato di apologia al terrorismo poiché ha indagato su alcuni omicidi di civili da parte delle forze militari. Ma il suo arresto è in realtà legato a un avvenimento del 2014, quando si recò a Doneck e fondò insieme ad altri colleghi un televisione indipendente.
Infine un reporter ha rischiato 15 anni di prigione poiché si è rifiutato di prendere parte al conflitto, dal momento che reputava la militarizzazione di Kiev priva di fondamento.
Durante l’incontro, si è acceso un dibattito tra i giornalisti-testimoni e il pubblico presente in sala, che ha posto in risalto quanto i rapporti tra Russia/Ucraina/America non siano così semplici da interpretare, come potrebbe apparire da un’analisi superficiale.