il 26 agosto 2015 al “Pan/Palazzo delle Arti di Napoli” arriva forte da New York il videomessaggio di Roberto Saviano, che in questo modo ha partecipato alla prima edizione di “Imbavagliati”, Festival Internazionale di Giornalismo Civile con un suo importante contributo simbolico. «Sono felice – ha detto, l’autore di “Gomorra” – che una rassegna del genere, unica in Italia, approdi nella mia Napoli, città che potrebbe davvero diventare snodo centrale del Mediterraneo per l’accoglienza e il dialogo. Oggi, molto più di prima, la parola torna a essere pericolosa, non solo in mondi lontani dal nostro, afflitti da dittature e totalitarismi». Saviano ha, inoltre, evidenziato l’importanza del raccontare, chiedendosi come una mostra, un libro o un film possano fare così paura ai grandi poteri. «Il coraggio ostinato nel riportare un fatto ha un impatto talmente forte da espugnare anche i più inattaccabili fortini di potere». L’autore di Gomorra ha poi ricordato Anna Politkovskaja, uccisa nel 2006, e il suo impegno nel parlare dei massacri in Cecenia e ha concluso parlando ai protagonisti e ai relatori di “Imbavagliati”: «Prima del piombo o del tritolo può essere la parola stessa ad ammazzarti. La delegittimazione, i bisbigli alle spalle, i vari “se fossi davvero in pericolo ora saresti morto”. Mi rivolgo proprio ai giornalisti accusati spesso in rete di essere un “fake” per il solo fatto di essere ancora vivi: sopportate i veleni. E non sentitevi in colpa di essere vivi».