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Wafa Ali Mustafa: « Siria, Ucraina, Palestina: da Napoli un grido collettivo per la libertà nel mondo »

L’attivista siriana ospite al Festival di giornalismo Civile Imbavagliati: « Il Festival Imbavagliati è una piattaforma di lotta per i diritti umani nel mondo. Mio padre è stato fatto sparire dalle forze di sicurezza siriane nove anni fa ma io lo cerco ancora, ho fatto mie le sue battaglie”. 

(Napoli) « Per noi che lottiamo per i diritti umani fondamentali in Siria, Ucraina, Palestina, Cile, Colombia, l’unico modo per andare avanti nella nostra lotta è quello di ritrovarci qui a Napoli, unirci, ascoltare le nostre storie e collaborare insieme per creare una piattaforma di lotta per i diritti umani nel mondo ». E’ un grido per la libertà di stampa, per la giustizia e la libertà, un appello accorato che travalica i confini quello di Wafa Mustafa, attivista siriana in esilio a Berlino, ospite d’eccezione al Festival di Giornalismo Civile Imbavagliati, quest’anno alla VII edizione. Nove anni fa, mentre la rivoluzione siriana era al suo culmine, con migliaia di persone che scendevano in piazza contro il regime di Assad in Siria, il padre di Wafa Mustafa, Ali, fu trascinato da un appartamento nei pressi di Damasco da uomini armati delle forze di sicurezza interne siriane e fatto sparire. Da allora Wafa e la sua famiglia non l’hanno più visto, inghiottito dal macchinario diabolico del regime di Assad. Dall’inizio della rivoluzione siriana nel 2011, si calcola che più di 150.000 civili siano scomparse nei centri di detenzione o siano stati torturati e uccisi dal regime di Bashar al-Assad o da altri gruppi armati in un conflitto che ha lacerato milioni di famiglie. « Mio padre è sempre stato un attivista politico » racconta Wafa « e ovviamente la Siria, purtroppo, è un paese in cui la politica è vietata. In Siria non è permesso di esprimere posizioni e opinioni contro il governo. Ma mio padre era così anche prima della rivoluzione. È stato arrestato una prima volta prima della rivoluzione, nel 2006, ed è stato nuovamente arrestato all’inizio della rivoluzione. Ma durante quei due arresti noi almeno sapevamo dove si trovava. Sapevamo di cosa era accusato. Ovviamente le accuse erano assurde e inventate, ma almeno sapevamo della sua situazione. Ma purtroppo, il 2 luglio 2013, mio padre è stato fatto sparire, questa volta con la forza, questa volta per sempre. A luglio saranno nove anni ché è scomparso. In questi nove anni ci siamo posti una sola domanda: è vivo? Il regime di Assad vuole tenerci in questo limbo di ignoranza usando la detenzione e soprattutto le sparizioni forzate contro di noi, è una forma di guerra: perché sanno che ciò con cui convive la mia famiglia, ad esempio, e milioni di siriani, ovvero il fatto di non conoscere il destino dei propri cari è un’altra forma di morte. E questo è ciò che vogliono. Vogliono spezzarci e metterci a tacere ». Wafa parla anche dell’Ucraina che sarà uno dei focus del Festival. « Per noi siriani vedere ciò che accade in Ucraina spezza il cuore perché lo abbiamo vissuto direttamente sulla nostra pelle. Ma è una cosa che mi fa anche arrabbiare molto. In quanto attivista l’ho detto tante e tante volte: se Assad fosse stato fermato in Siria nel 2015, se la Russia ed il regime di Assad fossero stati sanzionati per crimini di guerra e fermati dalla comunità internazionale all’epoca,  l’Ucraina non vivrebbe quello che sta vivendo adesso » E c’è lo spazio anche per un appello ad altri attivisti di altri paesi per unire le forze e creare una piattaforma per la lotta per i diritti umani che parta proprio da Napoli: « Il modo in cui combatto quotidianamente – dice Wafa – e il modo in cui vedo la liberazione dei popoli è attraverso l’unione e la collaborazione di tutti noi. Ecco perché penso che il Festival Imbavagliati sia molto importante. Non si tratta solo di un modo per raccontare le nostre terribili storie. E’ anche una maniera per tutti noi attivisti esiliati all’estero per connetterci, ascoltarci a vicenda,conoscere meglio i diversi contesti e iniziare a progettare insieme una lotta globale  per difendere i diritti umani nel mondo ».

@marco_cesario 

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